Il Futuro del Lavoro: 4 consigli per non rimanerne fuori
Sei curioso di sapere cosa ci aspetta nel futuro del lavoro che verrà?
Vorresti farti un’idea di come la pandemia che stiamo vivendo cambierà il futuro del lavoro?
Ti piacerebbe prevedere il futuro del lavoro e vuoi conoscere cosa dicono i massimi esperti italiani su questo tema?
Se hai risposto sì ad almeno una di queste domande, allora devi assolutamente leggere questo articolo in cui ti racconterò i 4 consigli per non rimanere fuori dal futuro del lavoro!
Ecco i contenuti che troverai in questo articolo!
Il Futuro del Lavoro: 4 consigli per non rimanerne fuori
Introduzione
Oggi più che mai si sente parlare di futuro del lavoro.
L’argomento è sempre stato dibattuto negli ultimi anni. Scommetto che anche tu avrai sentito gli esperti discutere sulle seguenti questioni:
- l’intelligenza artificiale e le macchine sostituiranno davvero l’uomo?
- entro quando lo faranno?
- quali professioni sono più a rischio e quali invece nasceranno e prospereranno?
Se anche tu sei appassionato di futuro del lavoro come me, avrai notato un’esplosione di contenuti su questo tema nell’ultimo periodo.
Infatti, la crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo non ha lasciato indifferenti i grandi esperti che da anni dibattono sul tema del futuro del lavoro.
Trattandosi di un argomento che mi appassiona, nel mio podcast ho avuto il privilegio di ospitare diversi esperti italiani di futuro del lavoro.
Con loro ho avuto modo di chiacchierare di futuro di lavoro e di come la pandemia mondiale che stiamo vivendo cambierà il mercato del lavoro e come trovare lavoro.
Vuoi sapere cosa ci riserva il futuro del lavoro nel breve, medio e lungo periodo?
Allora ti consiglio di leggere fino alla fine questo articolo sui 4 consigli per non rimanere fuori dal futuro del lavoro!
Il Futuro del Lavoro: nuovi modi di lavorare ci aspettano

Foto di mohamed Hassan da Pixabay
Nelle mio podcast intervisto spesso i massimi esperti di futuro del lavoro presenti sul mercato italiano.
Una delle domande che ho fatto più spesso loro è stato questa:
Come pensi che il futuro del lavoro cambierà ora a seguito della pandemia?
Una delle prime cose che ho capito è che la crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo in realtà non sconvolgerà il futuro del lavoro.
Anzi. Sta funzionando da acceleratore per tutta una serie di trasformazioni che, in un contesto normale (leggi pre-pandemia), ci avrebbero messo anni per essere attuate.
Pensa al tema dello smart working (o remote working, home working, o che dir si voglia). Si tratta di un tema di cui si dibatte da anni.
Alcune aziende illuminate avevano già cominciato a proporlo ai propri dipendenti da anni.
Personalmente, ad esempio, ho incontrato la prima azienda che proponeva politiche di smart working strutturate nel 2017.
Inizialmente, era consentito un solo giorno a settimana, poi sono diventati due. Successivamente, c’è stato una sorta di liberi tutti. Ognuno era libero, ovviamente coordinandosi con i propri colleghi, il proprio responsabile e l’ufficio HR, di applicare lo smart working fondamentalmente senza particolari vincoli.
Era un’azienda particolarmente illuminata sotto tanti punti di vista quella. E tutto questo succedeva in tempi non sospetti. Quando ancora una pandemia globale era solo una roba che si era vista nei film hollywoodiani.
Il Futuro del Lavoro: lo smart working come elemento imprescindibile
Tutto questo per dire che il futuro del lavoro sarà sicuramente fatto di nuovi modi di lavorare e organizzare il lavoro.
Il periodo che abbiamo vissuto, il lockdown forzato e tutto il resto, ha accelerato notevolmente l’adozione di questo strumento organizzativo un po’ per tutti.
Ora, non ci saranno più scuse!
Sarà molto difficile che un’azienda possa dire di no alla richiesta di lavorare da remoto da parte di dipendenti e collaboratori.
Lo abbiamo fatto tutti e lo abbiamo fatto bene nella maggior parte dei casi. Credo davvero che tornare alla vita da ufficio 5 giorni alla settimana non succederà più quasi per nessuno.
A questo proposito mi sento di citare l’intervista che ho fatto ad Alessandro Rimassa. Alessandro è un esperto di futuro del lavoro e digital transformation.
Lui crede molto nel fatto che non ci saranno linee guida precise nel definire quanti giorni alla settimana dovremo passare in ufficio e quanti lavorando da remoto.
Tutto dipenderà dalla tipologia di lavoro che facciamo, dai progetti che stiamo seguendo.
Ad esempio, se si costituisce un nuovo gruppo di lavoro che ha necessità di fare brainstorming e confrontarsi spesso, è molto più facile che quelle persone si trovino in ufficio o che lavorino fisicamente vicini.
Di contro, se occorre preparare dei documenti o dei report, per cui serve concentrazione e non si ha la necessità di confrontarsi con i colleghi, essere in ufficio magari in un open space che non favorisce la concentrazione è abbastanza inutile.
Si potrebbe decidere di fare questo lavoro in un luogo totalmente isolato – la classica baita in montagna – dove magari riuscire a fare in metà del tempo il lavoro che in ufficio ne avrebbe richiesto il doppio considerate interruzioni e distrazioni.
Il Futuro del Lavoro: una nuova sfida per le aziende
Insomma, un esperto come Alessandro Rimassa è convinto che questa sarà una delle più grosse sfide per le aziende, per i manager e per gli HR nel futuro del lavoro.
E cioè quella di garantire nuovi modi di lavorare, che vadano a mixare la presenza fisica con il lavoro da remoto.
Sarà un cambio di paradigma per molti manager ed imprenditori, abituati al controllo fisico dei propri collaboratori.
Per chi era già abituato a lavorare da remoto non è niente di nuovo, ma per chi non lo era si tratta davvero di una svolta epocale.
Cambierà il modo di porsi dei controllori ma anche dei controllati. Ognuno di noi, in un contesto di lavoro da remoto, si è dovuto adattare a nuovi ritmi, nuovi spazi, all’idea di lavorare per obiettivi.
Probabilmente verrà un po’ meno il concetto delle 8 ore lavorative standard, verrà meno il paradigma del cartellino, dove esiste ancora.
Ci avvicineremo un po’ tutti al lavoro dei liberi professionisti, dei consulenti: avremo delle scadenze e dovremo rispettarle, indipendentemente dalle ore lavorate.
Il futuro del lavoro parte quindi da qui: nuovi modi di organizzare il lavoro e nuove routine di vita.
Il Futuro del Lavoro: una nuova routine per non perdere il contatto con la realtà
Infatti, credo sia di fondamentale importanza definire una routine lavorativa nelle giornate di smart working che sia il più simile possibile a quella dell’ufficio.
Il lavoro da remoto infatti, da un lato permette di guadagnare tempo, quello tipicamente dedicato agli spostamenti casa-lavoro, lavoro-casa. Dall’altro, il grosso rischio è quello di non staccare mai, di non fare pause ed essere perennemente connessi.
Il futuro del lavoro passa quindi anche dalla capacità di definire nuove routine di vita e di lavoro per costruirsi una nuova normalità.
Personalmente, per il lavoro da casa, ho cercato di crearmi sia degli spazi che dei tempi che mi permettano di ricalcare il lavoro svolto dall’ufficio.
Ho la mia scrivania, esattamente come se fossi in ufficio (evita per quanto possibile di lavorare in postazioni improvvisate come letto, divano, o altri angoli angusti della casa).
In termini di tempo, ho degli orari ben precisi: ad esempio, la pausa pranzo è una di quelle cose a cui raramente rinuncio. Se per alcuni è una costante mangiare davanti al pc – per me è un’eccezione rarissima. Insomma, toccatemi tutto ma non la mia schiscetta! 😉
Discorso analogo potrei fare per la chiusura serale delle attività. Nonostante le cose da fare potenzialmente non si esauriscono mai, a una certa mi impongo di spegnere e disconnettermi e dedicarmi al mio tempo libero.
In fin dei conti, “domani è un altro giorno” e, alle cose rimaste pending, ci si può pensare domani, che ne dici?
Il Futuro del Lavoro: la sfida delle relazioni a distanza
In questo contesto remotizzato, non solo dovremo cambiare le nostre abitudini organizzative e il modo di lavorare, ma anche le relazioni cambieranno.
Le relazioni con i colleghi, con i responsabili e con i collaboratori hanno subito e subiranno dei cambiamenti.
Se già frequentandosi fisicamente le relazioni interpersonali sono un campo minato, mi aspetto che la lontananza metterà ulteriormente alla prova i rapporti.
Il futuro del lavoro porterà ciascuno di noi, e chi gestisce persone in particolare, a dover imparare ad esercitare la leadership da remoto.
Da un punto di vista lavorativo, la condivisione che si ha trovandosi all’interno dello stesso ufficio, se non addirittura vicini di scrivania, è praticamente impossibile da replicare da remoto.
Qui dovranno essere bravi i manager e i responsabili a fissare frequenti allineamenti per condividere le informazioni lavorative e cimentare il gruppo. Il rischio, altrimenti, è quello di perdersi come un gregge senza pastore.
Da un punto di vista di relazioni, forse il non trovarsi più alla macchinetta del caffè per lamentarsi o spettegolare di questo e quell’altro non lo vedo poi così tanto male.
Tuttavia, anche in questo caso, il rischio è quello di perdersi i “segnali deboli”. Quelle cose non dette che rappresentano delle spie di un malessere latente e che da remoto potrebbe essere difficile individuare, banalmente perdendo quasi completamente visibilità del linguaggio del corpo dell’altra persona, che in molti casi dice tutto.
Il Futuro del Lavoro: l’importanza delle soft skills

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Per il futuro del lavoro sarà quindi fondamentale essere in grado di gestire al meglio le relazioni da remoto.
Per farlo, sarà fondamentale sviluppare soft skills come l’intelligenza emotiva e l’empatia. Queste, infatti, permettono di entrare in sintonia e comprendere lo stato emotivo degli altri.
E proprio su quanto saranno decisive le soft skills per i lavori del futuro concordano tutti gli esperti. Perché saranno così importanti?
Intanto, per quello che ti ho raccontato fin qui. Affronteremo nuovi modi di lavorare. Contesti in costante cambiamento. Solo chi avrà la capacità di adattarsi e sviluppare competenze che si modellano su questi contesti potrà prosperare nel futuro del lavoro.
E poi perché le competenze tecniche, le hard skills, diventeranno sempre meno decisive.
Da un lato, tutti i lavori ripetitivi e che possono essere insegnati ad una macchina, saranno rimpiazzati appunto da robot che potranno fare lo stesso lavoro più velocemente a un costo decisamente ridotto.
Dall’altro, ci sarà un livellamento delle competenze tecniche. Per cui, a meno di essere iper focalizzati su qualcosa di estremamente richiesto sul mercato, l’offerta di profili professionali sarà sempre più alta della domanda di lavoro.
Questi sono i motivi per i quali al fine di vincere la “concorrenza” occorre sviluppare e rafforzare qualità trasversali, le soft skills appunto.
Il Futuro del Lavoro: le professioni che spariranno
Faccio un esempio concreto. Ho letto di recente che il lavoro dello sviluppatore software, ad oggi molto richiesto, potrebbe essere un giorno svolto dalle macchine grazie all’intelligenza artificiale.
Ci potremmo trovare con flotte di programmatori che conoscono anche molto bene dei linguaggi di programmazione moderni, ma che potrebbero trovarsi rimpiazzati da delle macchine.
Certo, si apriranno nuovi spazi perché qualcuno dovrà pure spiegare alle macchine come fare quel lavoro. Ma la fetta di mercato sarà più piccola e tutti quei programmatori dovranno in qualche modo adattarsi.
Magari spostandosi alla fase di analisi e raccolta requisiti. Che poi dovranno essere dati in pasto alla macchina per sviluppare quel software.
Ma questo comporta interfacciarsi con il cliente, sviluppare doti relazionali. Il che non è banale per qualcuno che magari ha passato anni 8 ore davanti a un pc dialogando esclusivamente con la riga di comando.
Ecco, non me ne vogliano i programmatori, non so se e quando tutto questo succederà.
Questo è semplicemente un esempio per farti capire che le competenze tecniche di oggi potrebbero non essere abbastanza per assicurarsi un lavoro domani.
Ecco perché la partita si svolgerà su altri tavoli, sui tavoli delle soft skills appunto.
Allora bisogna fin da subito sviluppare competenze trasversali, a partire da quelle relazionali, per pensare di riuscire a muoversi con successo nel mondo del lavoro del futuro.
Il Futuro del Lavoro: adattarsi al continuo cambiamento nel lungo periodo
Il fatto che le competenze di oggi potrebbero non servire più domani sottintende l’importanza della formazione continua.
Gli esperti di futuro del lavoro la chiamano life-long learning. Sostanzialmente, non smettere mai di imparare!
La formazione deve essere una costante nell’arco di tutta la tua carriera lavorativa.
Pensi di non avere tempo per formarti? Prova a organizzare la tua formazione in questo modo.
- Dedica 15-30 minuti al giorno per una formazione “soft”. Leggi libri e articoli. Qualcosa di non particolarmente impegnativo. Ma che ti permette di andare avanti a piccoli passi ed arricchirti giorno dopo giorno.
- Partecipa a 1-2 momenti di formazione mensili più strutturati. La partecipazione a un webinar o a corsi online tenuti da esperti del tuo settore fanno parte di questi momenti.
- Organizzati per 1-2 momenti di formazione full-immersion, tipicamente annuali. Qui rientrano corsi in aula, eventi, appuntamenti di formazione concentrati in 1 o 2 giornate. Lo scopo è un refresh di competenze, tecniche o trasversali.
Insomma, se ancora non lo stai facendo, inserisci la formazione nella tua agenda quotidiana!
Fai qualcosa per migliorarti ogni giorno.
Ogni sera, prendi nota di quello che hai imparato di nuovo nell’arco della giornata. E se non hai imparato nulla, hai ancora tempo per rimediare!
Non ci sono scuse per non continuare a formarsi! Considerando tutto il materiale e le opportunità che ci sono al giorno d’oggi.
Solo continuando a formarsi si riesce a crescere in un contesto in continuo mutamento come quello che stiamo attraversando e che ci aspetterà nei prossimi anni.
Chi smette di imparare, chi si ferma, rischia di soccombere di fronte alle novità e al cambiamento. Diventa poco attrattivo per le aziende a caccia di professionisti competenti.
Il Futuro del Lavoro: la dinamicità di una carriera 40ennale
Ancora legate al tema del costante cambiamento mi vengono in mente le parole di Silvia Zanella, esperta di futuro del lavoro, intervenuta qualche settimana fa in un episodio del podcast.
Silvia sostiene che in una carriera ormai quarantennale saranno sempre più rari i casi dove si potrà iniziare la propria carriera in un modo e finirla alla stessa maniera in cui la si era cominciata.
Intanto, pensare di rimanere nella stessa azienda per 40 anni o giù di lì, con i mutamenti che ci sono oggi, è pura fantascienza.
Aldilà del senso di appartenenza, la cosa fondamentale è poter accumulare esperienze, vedere cose nuove, fare un percorso evolutivo.
Rimanere fossilizzati per troppo tempo in un ruolo o in un’azienda, rischia di risultare squalificante quando poi si ha voglia o l’esigenza di tornare sul mercato del lavoro.
Io stesso, nel mio piccolo, avendo cambiato diverse aziende e ruoli, ho accumulato un know-how che mi permette di avere una visione e una conoscenza del business a 360°.
Poi, ho trovato la mia specializzazione – ciò che mi riesce meglio – in un ruolo operativo di post vendita.
Tuttavia le esperienze pregresse che ho avuto di vendita e prevendita, mi permettono di essere sintonizzato con i bisogni dei miei clienti interni – cioè i miei colleghi – ed esterni. Sono in grado di relazionarmi con loro, di ascoltare le loro esigenze e cercare di soddisfarle, per quanto possibile.
Questa è una mia competenza trasversale, non tecnica, che ho maturato con l’esperienza. Può fare la differenza rispetto a chi, nel mio stesso ruolo operativo, non può vantare questo tipo di background.
Ed ecco che torna l’importanza delle soft skills! 😉
I Futuri del Lavoro: l’importanza di fare esperienze diverse
Per prosperare nell’arco di una carriera 40ennale è quindi fondamentale sperimentare. Non fossilizzarsi su obiettivi che magari si avevano tempo addietro e non si riescono a raggiungere.
Evita di ingabbiarti in posizioni che pensavi potessero essere quelle giuste per te e invece non lo sono.
Prenditi maggiori libertà. Sii più creativo. Mettiti in discussione spesso, metti in discussione la tua stessa carriera!
Gli obiettivi possono cambiare nel tempo. Pensa a cosa vuoi ORA, cosa ti rende felice. Cosa significa per te successo e realizzazione professionale. Che non per forza deve coincidere con arrivare ai piani alti di una multinazionale famosa.
Si tratta di un lavoro di autoanalisi che ho anche descritto nella guida su come trovare lavoro in 4 step.
Silvia Zanella, parlando ancora di questo argomento, sostiene che anche prendersi un anno sabbatico può aiutare, se necessario.
Ovviamente, non tutti se lo possono permettere ed è più facile a dirsi che a farsi.
Ma il concetto che vuole passare una esperta dell’argomento come lei è che nel futuro del lavoro i recruiter e gli HR non si scandalizzeranno più per i “buchi neri” all’interno del curriculum.
Un periodo sabbatico o un periodo di assenza di lavoro è una cosa di cui non ci si dovrà più “vergognare”.
Anche perché, con le crisi degli ultimi anni e quella attuale, purtroppo di buchi nel curriculum se ne sono visti e se ne vedranno tanti.
La cosa fondamentale è come si reagisce a quell’esperienza.
L’ideale è sfruttare questo tempo per formarsi, aggiornarsi. Invece che disperarsi e passare le giornate facendo binge watching.
Il Futuro del Lavoro: sviluppare carriere parallele

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Tutto questo – il fatto di affrontare tanti cambiamenti nell’arco della stessa carriera – mi fa venire in mente un concetto a cui gli esperti di futuro del lavoro sono molto legati e che tirano spesso in ballo: quello della multipotenzialità.
Se non hai idea di quello di cui sto parlando, faccio un piccolo riassunto.
Il concetto di multipotenzialità, di persona multipotenziale, è diventato improvvisamente famoso qualche anno fa.
Esattamente, nell’ottobre del 2015 quando Emilie Wapnick ha fatto un intervento in una conferenza TED. Qui ha parlato in rappresentanza di tutte le persone che non riescono a trovare una vera e propria passione nella vita, un’unica vocazione. Ma, piuttosto, si appassionano a tante cose e provano a farle tutte, con più o meno successo.
Emilie ha quindi coniato il termine “multipotenziale” per definire questo tipo di persona.
Lei stessa si è cimentata in diverse cose. E’ musicista, cantautrice, regista, scrittrice, web designer, ha studiato legge ed è un imprenditrice.
Il suo intervento è diventato virale. Perché ha dato sollievo a tutti quelli che ancora non hanno capito cosa vogliono fare da grandi. 😀
Battute a parte, il video è diventato davvero virale e il termine “multipotenziale” è ormai di uso comune.
Ne è nato anche un libro, probabilmente più di uno anzi, ma il più famoso è quello che in italiano si trova con il titolo “Diventa chi sei“. Lei stessa lo ha definito:
“un libro anti-carriera. Invece di aiutare le persone a scegliere una sola opzione nel lavoro, apre a più percorsi da esplorare. In modo che ognuno possa costruire il proprio e avere una carriera e una vita multiformi”.
I Futuri del Lavoro: l’importanza di coltivare hobby e passioni
Ecco, con questo non voglio dire che dobbiamo tutti abituarci a cambiare lavoro o carriera ogni tot.
Per fortuna, non tutti siamo uguali, non tutti siamo multipotenziali. C’è tanta gente che preferisce la stabilità e navigare in acque tranquille, con percorsi di carriera tradizionali.
Tuttavia, i continui cambiamenti che stiamo vivendo nel mondo del lavoro, devono spingerci a stare allerta e programmare un piano B nel caso in cui le cose dovessero andare male.
Di recente ho letto un articolo in cui si parlava di come la tendenza per il futuro del lavoro sia quella di coltivare più carriere. Affiancando al lavoro principale uno o più percorsi alternativi.
Ecco, io non so se e quando questo diventerà la normalità. Però penso che coltivare dei progetti personali che possano permettere di sviluppare le soft skills sia un’opportunità da provare ad esplorare.
Io stesso con il progetto Jobs ReAct sto facendo esattamente questo. E mi rendo conto che sto sviluppando delle competenze trasversali che effettivamente hanno un senso anche nella mia vita lavorativa principale.
Partendo dall’aspetto relazionale. Infatti, contatto persone che non conosco a cui devo raccontare del progetto. E che devo in qualche modo “convincere” a farne parte.
Poi c’è l’importanza della preparazione: ogni episodio del podcast viene preparato meticolosamente sulla base dell’ospite che intervisto.
Infine, parlare in qualche modo in pubblico, anche se non in live, mi permette di affinare piccole tecniche di public speaking.
E tu, quale progetto hai in mente di avviare come piano B? O semplicemente per dare un boost alla tua carriera principale? 😉
Conclusioni
Siamo alle battute finali e ti faccio i miei complimenti per essere arrivato fin qui!
Se hai voglia di darmi la tua opinione sull’articolo (o su qualsiasi altra cosa ti venga in mente), ti invito a scrivermi dal form che trovi nella pagina Contatti.
Prima di salutarci riepilogo i 4 consigli per non rimanere tagliato fuori dal futuro del lavoro:
- Abituati a nuovi modi lavorare, fatti di una nuova visione di tempo e spazio. Dovremo trovare il giusto equilibrio tra lavoro da remoto e lavoro in presenza. Da un lato questo rappresenta una conquista in termini di libertà e di equilibrio tra vita privata e professionale. Dall’altro le sfide saranno quella di sapersi organizzare autonomamente. Di abituarci a lavorare per obiettivi. E di riuscire a mantenere relazioni proficue anche a distanza.
- Lavora sulle tue soft skills. Quelle competenze trasversali che saranno sempre più decisive per i lavori del futuro. Rispetto alle competenze tecniche, che nella maggior parte dei casi saranno garantite dalle macchine.
-
Sviluppa la tua capacità di adattamento sul lungo periodo. Ci aspetta una carriera 40ennale se tutto va bene. Bisogna prepararsi a fare lavori diversi, ad affrontare cambiamenti di carriera, anche battute di arresto se capitano. Con l’idea che possano diventare momenti di aggiornamento professionale. Per prosperare in questo scenario è fondamentale formarsi e organizzare il proprio piano di long-life learning. Formazione quotidiana light affiancata da formazione tradizionale più profonda.
- Elabora progetti alternativi alla tua carriera principale, che ti permettano di acquisire competenze da poterti rivendere nella carriera principale. Chissà che magari un giorno possano rappresentare un piano B in caso di malaparata del piano A…
A questo punto non mi resta che augurarti un buon…futuro del lavoro!
Un saluto da Vins 😉
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